lunedì 31 dicembre 2012

Il 2012 secondo Google




Come ormai da tradizione ecco la sintesi dell'anno di Google.

Potete trovarla sul sito www.google.com/zeitgeist/2012/#the-world con i dettagli e le ricerche divise per paese e per categoria.

1,2 trilioni di ricerche nel 2012.


Questo è il video Year In Review del 2012, curato dallo staff Google e fatto come sempre molto bene.


Per curiosità sono andato a vedere le parole più ricercate su Google in Italia, questo l'elenco:
  1. Terremoto
  2. INGV
  3. Lucio Dalla
  4. Zalando
  5. Costa Concordia
  6. Calcolo Imu
  7. Sara Tommasi
  8. Akinator
  9. Pulcino Pio
  10. Italo


domenica 30 dicembre 2012

Rita Levi Montalcini (1909 - 2012)




Rita Levi Montalcini si è spenta oggi, 30 Dicembre 2012, all'età di 103 anni.
Premio Nobel per la medicina nel 1986 per la scoperta del fattore di accrescimento delle cellule nervose.
Senatrice a vita.

Torino, 22 Aprile 1909 - Roma, 30 Dicembre 2012

venerdì 31 agosto 2012

Azione Urgente di Amnesty per le Pussy Riot





Azione urgente di Amnesty International in favore delle Pussy Riot.
Tre componenti del gruppo sono in carcere da ormai sei mesi.
Sono state condannate per aver espresso le loro idee politiche nel loro ormai famoso intervento nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca.

Questo è l'appello di Amnesty che sostiene il ricorso fatto dalla difesa, nel quale si cerca di cerca di far capire al giudice che quella non è stato un atto di "teppismo motivato da odio religioso", ma l'espressione "sacrosanta" di idee politiche.


Prosecutor General
Yurii Yakovlevich Chaika
Ul. Bolshaia Dmitrovka d 15a
Moscow, GSP-3, 107048
Russian Federation 
Email: prgenproc@gov.ru
 Egregio Procuratore generale,
 
Le scrivo come sostenitore di Amnesty International, l'organizzazione non governativa che dal 1961 opera in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
 
Esprimo preoccupazione per la situazione di Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova che sono prigioniere di coscienza e detenute solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà d'espressione. 
 
Le chiedo che siano rilasciate immediatamente e incondizionatamente.
 
La invito a fermare i procedimenti a carico delle tre appartenenti del gruppo Pussy Riot e di chiudere il procedimento penale contro le duepartecipanti dell'azione di febbraio.

La invito a rispettare il diritto alla libertà di espressione nella Federazione russa.
 
La ringrazio per l'attenzione.



FIRMA L'AZIONE URGENTE


lunedì 27 agosto 2012

Togo, le attiviste proclamano lo sciopero del sesso in nome della libertà

Togo Sex Strike

Leggi l'articolo su "Le persone e la dignità": Togo, le attiviste proclamano lo sciopero del sesso in nome della libertà

Avaaz per la libertà delle Pussy Riot e della Russia




Alla Presidenza dell'Unione Europea, e ai Presidenti della Commissione Europea e del Parlamento Europeo:

In quanto cittadini di tutto il mondo, vi chiediamo di prendere misure urgenti affinché l'Unione Europea adotti un blocco alla libertà di movimento e un congelamento dei beni finanziari di tutte le persone ritenute responsabili della tortura e della morte dell'avvocato russo anti-corruzione Sergei Magnitsky, e similmente per i responsabili dell'insabbiamento del caso. In seguito al verdetto delle Pussy Riot, e con la Russia che inesorabilmente scivola verso una nuova autocrazia, contiamo su di voi affinché usiate la vostra posizione di partner strategico della Russia per difendere la democrazia e lo stato di diritto. 

Questo è l'appello che Avaaz fa all'Europa e ai suoi rappresentanti per sollecitarli a prendere dei provvedimenti contro il rischio di una nuova autocrazia in Russia.



Avaaz è una comunità globale on line che si forma dando voce a milioni di persone tramite petizioni. Infatti la parola Avaaz significa "voce" in molte lingue europee, mediorientali e asiatiche.
Oggi è sicuramente la più grande al mondo con quindici milioni e mezzo di membri in tutto il globo e oltre novanta milioni di azioni intraprese dal 2007.

Visita il sito di www.avvaz.org 

sabato 18 agosto 2012

Pussy Riot - Teppismo motivato da odio religioso




Le tre ragazze del gruppo punk Pussy Riot sono state condannate a due anni di reclusione per "teppismo motivato da odio religioso".

Questa è la traduzione letterale del testo della preghiera recitata dal gruppo punk rock russo nel mese di Febbraio nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca.
Il testo è una protesta contro il regime autocratico di Putin in Russia e contro il legame che esso ha con la chiesa ortodossa.


‎"Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin! caccia Putin, caccia Putin!
Sottana nera, spalline dorate. 
Tutti i parrocchiani strisciano inchinandosi.
Il fantasma della libertà è nel cielo. 
Gli omosessuali vengono mandati in Siberia in catene. 
Il capo del Kgb è il più santo dei santi. 
Manda chi protesta in prigione. 
Per non addolorare il santo dei santi le donne devono partorire e amare. 
Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore.
Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore. 
Madre di Dio, Vergine, diventa femminista. 
Diventa femminista, diventa femminista. 
Inni in chiesa per leader marci, una crociata di nere limousine. 
Il prete viene oggi nella tua scuola. 
Vai in classe, portagli il denaro. 
Il Patriarca crede in Putin.
Quel cane dovrebbe piuttosto credere in Dio. 
La cintura della Vergine Maria non impedisce le manifestazioni. 
La Vergine Maria è con noi manifestanti.
Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin. 
Caccia via Putin! caccia via Putin!"

Io non ci trovo nessun odio religioso.
Trovo invece che la sentenza arrivata in tempi record il 17 Agosto sarà strumentalizzata per evitare altre iniziative di protesta contro Putin e il suo regime.
Le pesanti manifestazioni di dissenso nei mesi precedenti alle ultime elezioni hanno fatto scattare un campanello d'allarme e infatti l'inasprimento delle pene per chi protesta e le restrizioni sulle manifestazioni sono stati tra i primi provvedimenti del Putin 3.

Amnesty International ha definito questa sentenza "un duro colpo alla libertà d'espressione in Russia" nel suo comunicato. Riconoscendo alle tre ragazze Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova lo status di prigioniere di coscienza e chiedendo la loro scarcerazione immediata e senza condizioni.


giovedì 16 agosto 2012

Taranto-lati


Premessa


Articolo 41 della Costituzione Italiana


L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo

1. Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
2. La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.



Lotta impari tra la morte e la morte

Taranto e l'ILVA sono nomi che in questi giorni si sentono spesso in giro. I giornali fanno a gara a chi spara il titolo più incisivo sulla vicenda in corso. L'Italia e gli italiani finalmente si rendono conto dell'enorme problema che affligge tutta la città e l'intero territorio circostante.



Purtroppo questa è una vicenda che va avanti da decenni e gli abitanti di Taranto e provincia la conoscono bene. L'aria rossa, le colonne di fumo altissime, le ciminiere senza fine, la distesa di impianti, capannoni, nastri trasportatori, depositi, palazzoni grigi sono ormai parte del paesaggio. 


Grazie alla caparbia e alla diligenza di un giudice ora questo mastodontico problema può diventare la spinta per aprire una discussione sulla situazione dell'impatto ambientale che le aziende hanno sul territorio e sulle persone.


È vero oggi l'ILVA dà lavoro a migliaia di persone e contribuisce in modo non indifferente allo sviluppo, se pur sotto zero, del Paese, ma a quale prezzo?
Il ricatto del lavoro per la salute è ormai anacronistico. Ci sono i mezzi per garantire la produzione e mettere in sicurezza l'area. Anche se questo dovesse significare bloccare tutto, installare i dispositivi di sicurezza e riavviare la produzione. Ovviamente portando avanti una seria opera di bonifica del territorio.

Non si può bloccare la produzione? L'impianto non ripartirebbe più?

Allora come la mettiamo con le persone. Si, le persone, quelle che lì ci vivono, quelle che all'ILVA ci lavorano e quelle che non ci hanno mai messo piede, ma che hanno lo stesso destino segnato da una morte lenta per tumore o leucemia o malattie respiratorie.
Per non parlare poi dei migliaia di animali abbattuti perché contaminati da diossina e dei campi che rimarranno incoltivabili per chissà quanti anni. 

Non si può morire per lavorare, non si può uccidere per correre dietro al progresso, una sola vita umana vale 100 acciaierie. Su questo spero che siamo tutti d'accordo.


Parliamo di PIL, di economia, di produzione, di orgoglio nazionale per la più grande acciaieria d'Europa, e poi di giustizia crocifiggendo un giudice solo perché ha fatto bene il suo lavoro.


Infatti domani si recheranno a Taranto i ministri Corrado Passera (ministro per lo sviluppo economico, ministro delle infrastrutture e dei trasporti), Corrado Clini (ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) e la ministra Paola Severino (ministro della giustizia), mentre del ministro della salute (Renato Balduzzi) non si ha notizia. Probabilmente nessuno lo ha interpellato sul caso o probabilmente una svista. Una svista, quella sulla salute che dura da decenni. Anche il ministro del lavoro magari un giretto a Taranto se lo poteva fare.

Comunque quando si tratta di queste visite di cortesia, come ai malati e ai moribondi, il dubbio della presenza di facciata resta sempre. Questa volta però è palese l'intendo della spedizione governativa, intimidire la magistratura per rimodellare e ridimensionare una decisione giusta.


Secondo me visto che nella vicina Melpignano (LE) si tiene in questi giorni la Notte della Taranta, festival dedicato all'antica danza salentina, forse i ministri ne approfitteranno per ballare un po'.

In ogni caso balleranno e comunque vada torneranno a Roma un po' Taranto-lati.

Cari ministri venite a ballare in Puglia 


venerdì 13 luglio 2012

Greenpeace 1 Enel 0




Vittoria in tribunale per Greenpeace su Enel per la campagna "Facciamo luce su Enel"

Enel è il colosso nazionale che fornisce energia elettrica (e non solo) al Paese.
Vi siete mai chiesti come viene prodotta l'energia che arriva nelle vostre case e accende le vostre lampadine? Greenpeace Italia l'ha fatto e ha scoperto che Enel è il più grande produttore di energia elettrica da carbone. Avete letto bene "carbone".


Il carbone è una fonte energetica non rinnovabile e altamente inquinante. Le ricerche fatte da Greenpeace hanno portato a un rapporto con dati scioccanti sia per la salute della terra che per la salute dell'uomo.
Enel ovviamente ha smentito questi dati e ha cercato di zittire le proteste di migliaia di attivisti citando in giudizio Greenpeace per diffamazione. Erano contestate le affermazioni in cui si diceva che: "Enel è il maggior emettitore in Italia di CO2: 36,8 milioni di tonnellate emesse nel 2011. Emette una quantità di anidride carbonica pari alla somma delle emissioni attribuite al comparto dell’acciaio e del cemento, circa il 55% in più di quanto attribuito ai grandi gruppi di raffinazione." 
Veniva contestato in oltre l'uso di termini come: killer, vittime, sporca verità.



Oggi il giudice ha dato pienamente ragione a Greenpeace ribadendo nella sentenza che il nucleo dei dati e i termini utilizzati erano conformi alla verità e alla gravità del fatto.
Quindi non abbiamo solo le prove che Enel causa morti dovuti alla produzione di energia da carbone, ma anche una sentenza che le giudica vere.




Fate un giro sul sito di Greenpeace Italia per trovare tutti i dati e gli approfondimenti della campagna: FACCIAMO LUCE SU ENEL

giovedì 5 luglio 2012

#GiustiziaG8




Oggi è attesa nel tardo pomeriggio la sentenza sui pestaggi della Diaz a Genova ai margini del G8 del 2001.
Calci, pugni, manganellate, offese, violenze gratuite che ci hanno fatto vergognare difronte al mondo intero. Tra i ragazzi vittime degli abusi molti stranieri. Arresti illegali e torture in stato di detenzione da parte della polizia.
Questi sono fatti ormai noti, non ancora per la giustizia.

"La più grave interruzione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda Guerra Mondiale" Amnesty International


I responsabili sono sempre stati assolti o condannati per reati insignificanti come l'abuso d'ufficio. Alcuni di loro hanno fatto anche carriera e sono stati promossi. 
Oggi chiediamo GIUSTIZIA.

Su Twitter l'hashtag di riferimento è #GiustiziaG8. 
Facciamoci sentire. 




Chiediamo tutti, per tutti e una volta per tutte: #GiustiziaG8

Firmate l'appello 10x100


Don't clean up the blood

mercoledì 4 luglio 2012

Diritti nel Bel Paese: Rapporto 2012 di Social Watch




Il Social Watch è una rete internazionale di oltre 500 organizzazioni in tutto il mondo. Dal 1995, attraverso l’analisi dei partner locali, si occupa di monitorare l’operato dei governi nazionali e degli organismi internazionali per sconfiggere ogni tipo di discriminazione e per affermare i diritti dell'uomo.
Il Rapporto sull’Italia, confezionato da Acli, Amnesty International, Arci, Crbm, Fcre, Lunaria, ManiTese, Oxfam Italia, Sbilanciamoci e Wwf, offre uno spaccato dettagliato e significativo sulla situazione non certo rosea del nostro paese.
Per saperne di più leggete l'articolo di Riccardo Noury su "Diritto al futuro a rischio" oppure scarica il Rapporto 2012 in pdf
Leggete anche l'articolo di Laura R. sul ioPretendoDignità.it  (campagna globale di Amnesty International)

martedì 26 giugno 2012

Giornata Mondiale contro la Tortura

 La tortura è un metodo di coercizione fisica o psicologica, talvolta inflitta con il fine di punire o di estorcere delle informazioni o delle confessioni; molte volte accompagnata dall'uso di strumenti particolari atti ad infliggere punizioni corporali. (da wikipedia)


Il 26 giugno è la giornata mondiale contro la tortura, pratica barbara utilizzata ancora in moltissimi Paesi, spesso per ottenere confessioni precofezionate e completamente false. Oppure ancora peggio solo per il gusto di picchiare e dare lezioni sommarie immediate sul posto da parte delle forze dell'ordine.

L'Italia non ha ancora inserito nel suo ordinamento giuridico il reato di tortura. Questo permette molto spesso azioni deplorevoli da parte delle forze di polizia nei confronti di detenuti o manifestanti.
A 10 anni dagli eventi che caratterizzarono il G8 di Genova, in particolare il massacro della Diaz e la morte del manifestante Carlo Giuliani sono ancora troppe le ombre sull'operato delle istituzioni.
Per quanto riguarda la Diaz i responsabili sono stati condannati per reati minori come l'abuso d'ufficio proprio perché manca il reato di tortura.
Per quanto riguarda le morti sotto regime di detenzione come i casi Cucchi e Uva, solo per citare i due più famosi, i processi sono ancora in corso d'opera, ma il sistema giuridico italiano ha pochi mezzi per individuare rapidamente i veri colpevoli.

Con Operazione Trasparenza, Amnesty International sta chiedendo con forza al governo italiano di dotare le forze dell'ordine di adeguati strumenti, di rendere identificabili gli agenti con codici alfanumerici di riconoscimento e di introdurre il reato di tortura.
Questo sia a tutela dei cittadini che vengono fermati, che possono in caso di eventuali abusi individuare l'agente colpevole, sia a tutela di tutti gli agenti, che in questo modo possono allontanare i veri colpevoli e le poche mele marce che ne rovinano l'operato.

Firma l'appello di Amnesty International: Operazione Trasparenza - Diritti umani e polizia in Italia


Diritti umani e polizia in Italia

Nessun reato può giustificare la pena di morte, tanto meno la tortura.


mercoledì 20 giugno 2012

Giornata Internazionale del Rifugiato

 Quando tu non esisti


Se fossi tu a dover scappare dal tuo paese per fame, guerra, malattie, povertà o per le tue idee politiche?




FIRMA L'APPELLO sul sito di Amnesty International


Chiediamo al governo italiano, immediatamente, di:
  • mettere da parte eventuali accordi esistenti in materia di controllo dell'immigrazione con la Libia;
  • rendere pubblici tutti gli accordi sul controllo dell'immigrazione negoziati con la Libia o con qualsiasi altro paese;
  • rendere noti i dettagli dei progetti di cooperazione con la Libia passati e presenti, compresi quelli finanziati dall'Unione europea, nonché le informazioni sulla fornitura ufficiale di risorse, personale e attrezzature;
  • impegnarsi a stipulare ulteriori accordi sul controllo dell'immigrazione con la Libia solo dopo che la Libia dimostri di rispettare e proteggere i diritti umani di rifugiati, richiedenti asilo e migranti e che metta in atto un adeguato sistema di esame e riconoscimento delle domande di protezione internazionale.


martedì 19 giugno 2012

20 giugno Giornata Internazionale del Rifugiato: proiezioni in tutta Italia di "Mare chiuso"

 Il 20 giugno si celebra la Giornata Internazionale del Rifugiato. Questo è un tema che riguarda molto da vicino il nostro paese, visto come una via verso la libertà da centinaia di migliaia di persone ogni anno. Uomini, donne e bambini che cercano di raggiungere le nostre coste e i nostri confini spinti dalla guerra, dalla paura, dalla fame, dalla persecuzione politica.


Lo status di Rifugiato è espresso nella Convenzione firmata a Ginevra il 28 luglio 1951: « Colui che, (...) temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese, di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese: oppure che, non avendo la cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra. » (Convenzione sullo status dei rifugiati, Cap. 1, Art. 1 "Definizione del termine di 'rifugiato'", Ginevra, 28 luglio 1951)


L'Italia purtroppo in questi anni si è resa protagonista di violazioni importanti del diritto d'asilo con respingimenti indiscriminati e condizioni di accoglienza dei rifugiati indecenti. In più gli accordi Italia-Libia sui respingimenti in mare hanno fatto si che migliaia di profughi richiedenti asilo politico fossero rispediti nel paese nordafricano. Diverse testimonianze e alcuni rapporti delle nazioni unite hanno documentato violazioni dei diritti umani in Libia nei centri in cui questa gente è stata costretta a vivere in attesa di essere riportata nel loro Paese d'origine. 
Questo ha portato a una recente condanna della Corte Europei dei Diritti Umani di Strasburgo nei confronti dell'Italia sui respingimenti in mare.


Mare Chiuso




Il 20 giugno sarà trasmesso in contemporanea in numerose città italiane il film "Mare Chiuso" di Andrea Segre e Stefano Liberti che documenta il fenomeno dei respingimenti e degli abusi subiti dai migranti che cercano di raggiungere l'Italia. Sarà trasmesso anche su Cielo in chiaro sul digitale alle 23:30.
Info sul film: http://marechiuso.blogspot.it/

Il film è patrocinato dall'l'Alto Commissariato per i Rifugiati (ACNUR; in inglese United Nations High Commissioner for Refugees, UNHCR), fondato alla fine del 1950 e da Amnesty International Sezione Italiana che ha compiuto 50 anni nel 2011.


Scrivi al ministro dell'Interno italiano, chiedendole di proteggere i diritti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo.



Chiediamo al governo italiano, immediatamente, di:
  • mettere da parte eventuali accordi esistenti in materia di controllo dell'immigrazione con la Libia;
  • rendere pubblici tutti gli accordi sul controllo dell'immigrazione negoziati con la Libia o con qualsiasi altro paese;
  • rendere noti i dettagli dei progetti di cooperazione con la Libia passati e presenti, compresi quelli finanziati dall'Unione europea, nonché le informazioni sulla fornitura ufficiale di risorse, personale e attrezzature;
  • impegnarsi a stipulare ulteriori accordi sul controllo dell'immigrazione con la Libia solo dopo che la Libia dimostri di rispettare e proteggere i diritti umani di rifugiati, richiedenti asilo e migranti e che metta in atto un adeguato sistema di esame e riconoscimento delle domande di protezione internazionale.

lunedì 18 giugno 2012

Un nome, un simbolo, un uomo: Rodney King


 Aveva 47 anni, è stato trovato senza vita sul fondo di una piscina il 17 giugno 2012. Rodney King è stato il simbolo e la miccia che hanno scatenato le proteste del 1992 a Los Angeles contro la polizia accusata di razzismo.


Il problema dei poliziotti bianchi che spesso si accanivano contro i neri con pestaggi indiscriminati era fortemente presente nella Los Angeles dei primi anni '90.


Il 3 marzo 1991, dopo essere stato fermato per eccesso di velocità mentre si trovava alla guida del suo taxi, alcuni agenti di polizia lo hanno pestato violentemente con calci e manganellate mentre era già a terra inerme e inoffensivo. L'episodio fu ripreso da un videoamatore e diffuso in tutta l'america e poi in tutto il mondo. Gli agenti, tra i quali c'era anche una coppia (marito e moglie), che si sono resi protagonisti di un gesto così brutale, sono stati tutti assolti nel 1992.


A tale notizia la comunità nera di Los Angeles si è mobilitata con violente proteste che hanno portato poi la polizia a dotarsi di regolamenti più duri e a istituire dei corpi di polizia con uomini espressione delle diverse aree della città. A oggi però le denunce di razzismo non sono diminuite.




Nel 1992 il regista Spike Lee ha aperto il suo film "Malcom X" con il video del pestaggio a Rodney King con in sottofondo un duro discorso sul razzismo dei bianchi contro i neri dello stesso Malkom X.


Se oggi gli stati uniti hanno un presidente afroamericano lo devono anche a lui e forse è per lo stesso motivo che ora non c'è più.


Questo è il discorso di Malkom X preso dall'omonimo film di Spike Lee in cui vengono riprese alcune scene del pestaggio.



venerdì 8 giugno 2012

NO all'omofobia, SI ai diritti umani

Appello di Amnesty International "No all'omofobia, si ai diritti umani delle persone lgbti in Italia"



La crescita negli ultimi anni di attacchi verbali e fisici a persone per motivi di discriminazione sessuale è preoccupante. Per questo dobbiamo chiedere un impegno alle istituzioni per proteggere il diritto all'amore di ogni persona.

Firma e diffondi l'appello di Amnesty, vai su www.amnesty.it/lgbti-italia

giovedì 31 maggio 2012

Rapporto Annuale 2012 di Amnesty International


Amnesty International è una ONG (Organizzazione Non Governativa) nata nel 1961 che si occupa del rispetto e della promozione dei diritti umani in tutto il mondo sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.
Ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 1977 per l'attività di "difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione."


Ogni anno Amnesty International pubblica un rapporto sulla situazione dei diritti umani nelle varie aree del mondo, analizzando nel dettaglio ogni Paese.
Il Rapporto Annuale 2012 arriva dopo un anno, il 2011, pieno di eventi che hanno influenzato direttamente e indirettamente molti aspetti relativi ai diritti umani. Pensiamo alla così detta "Primavera Araba" che con i suoi moti di protesta ha voluto affermare il diritto alla libertà contro i vari regimi che interessavano paesi come l'Egitto, la Libia e la Tunisia.
Diritti umani che rischiano di essere sacrificati anche in nome della crisi economica mondiale che sta costringendo molti stati a misure di austerità che possono portare a un incremento per esempio di comportamenti xenofobi o all'utilizzo eccessivo della forza per contrastare le proteste della popolazione.


Situazione dei diritti umani in Italia



Dal rapporto annuale 2012 di Amnesty International sul nostro Paese le principali situazioni che destano preoccupazione sono: gli sgomberi selvaggi dei campi Rom, l'inadeguatezza dell'accoglienza data ai migranti, l'aumento di episodi xenofobi e la mancata introduzione del reato di tortura.


"Sono proseguiti gli sgomberi forzati di comunità rom e la discriminazione nei loro confronti. A novembre, il Consiglio di stato ha dichiarato illegittima l’“emergenza nomadi”
(uno stato di emergenza dichiarato nel 2008 in varie regioni italiane in relazione agli
insediamenti di comunità “nomadi”). Le autorità non hanno risposto adeguatamente
all’aumento del numero di arrivi via mare di persone provenienti dall’Africa del Nord,
violando i diritti umani di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Razzismo e discriminazione verso minoranze quali rom e migranti non sono cessati. L’Italia non ha istituito
meccanismi efficaci per la prevenzione e la punizione della tortura e altri maltrattamenti."
(Dal Rapporto Annuale 2012 - Italia)


L'Italia non ha ancora inserito nel suo ordinamento giuridico il reato di tortura. Questo permette molto spesso azioni deplorevoli da parte delle forze di polizia nei confronti di detenuti o manifestanti.
A 10 anni dagli eventi che caratterizzarono il G8 di Genova, in particolare il massacro della Diaz e la morte del manifestante Carlo Giuliani sono ancora troppe le ombre sull'operato delle istituzioni.
Per quanto riguarda la Diaz i responsabili sono stati condannati per reati minori come l'abuso d'ufficio proprio perché manca il reato di tortura.
Per quanto riguarda le morti sotto regime di detenzione come i casi Cucchi e Uva, solo per citare i due più famosi, i processi sono ancora in corso d'opera, ma il sistema giuridico italiano ha pochi mezzi per individuare rapidamente i veri colpevoli.


Diritti umani e polizia in Italia
Con Operazione Trasparenza, Amnesty International sta chiedendo con forza al governo italiano di dotare le forze dell'ordine di adeguati strumenti, di rendere identificabili gli agenti con codici alfanumerici di riconoscimento e di introdurre il reato di tortura.
Questo sia a tutela dei cittadini che vengono fermati, che possono in caso di eventuali abusi individuare l'agente colpevole, sia a tutela di tutti gli agenti, che in questo modo possono allontanare i veri colpevoli e le poche mele marce che ne rovinano l'operato.






Leggi il Rapporto Annuale 2012


Firma l'appello di Amnesty International: Operazione Trasparenza - Diritti umani e polizia in Italia.



La Dichiarazione Universale dei Diritti Dell'Uomo