giovedì 21 febbraio 2013

#FreePussyRiot - Un anno dopo



Il 21 Febbraio 2012, l'ormai celebre, gruppo punk delle Pussy Riot inscenò per pochi minuti una performance canora dissacratoria nei confronti del leader padrone della Russia Vladimir Putin. Il canto-preghiera rivolto alla santa Vergine Maria, pregandola di fermare il "sacro" Presidente, si diffuse per le navate della cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca. Dopo pochi minuti inevitabilmente fu tutto fermato e le Pussy Riot costrette alla fuga. Pochi giorni dopo tre componenti del gruppo furono fermate e arrestate. Detenute in attesa di processo, intanto la mobilitazione per chiedere la loro scarcerazione montava.
Il 17 Agosto furono condannate per "Teppismo motivato da odio religioso" a due anni di carcere. Attualmente rimangono in carcere due delle tre ragazze
fermate (Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova), dato che una (Yekaterina Samutsevitch) ha ottenuto di uscire su cauzione, che ai lavori forzati sconteranno la loro assurda pena. In Russia intanto si inaspriscono le leggi sulla libertà di espressione e si fanno sempre più pressanti gli appelli delle associazioni come Amnesty International e Avaaz.

Continua imperterrita la campagna sui social per chiedere la libertà delle Pussy Riot con il motto "Free Pussy Riot" che da un anno ormai gira su Twitter con l'hashtag #FreePussyRiot e su Facebook alla pagina "Free Pussy Riot Now! (Putin, fear no art.)" si è diffuso in tutto il mondo, portando all'attenzione di tutti l'enorme problema di credibilità della Russia sul tema dei diritti.

La libertà d'espressione è un diritto sancito dalla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, ma è soggetto a restrizioni nelle democrazie per quanto riguarda l'odio razziale o religioso e l'istigazione alla violenza. Nel caso delle Pussy Riot però queste accuse non reggono per niente, perché se leggete il testo della preghiera satirica rivolta a Putin, non c'è nemmeno il minimo sentore di "odio religioso" (qui il testo).


Le Pussy Riot oggi sono solo un simbolo, il simbolo della lotta per i diritti di milioni di persone in Russia. Il diritto alla libertà di espressione è forse quello più importante dopo quello alla vita, la Russia per potersi presentare come stato civilizzato non può continuare a far finta di niente. Soprattutto non possiamo noi come stati che con la Russia siedono ai tavoli del potere mondiale continuare a girare la testa.

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