giovedì 14 luglio 2011

Un compagno per amico?

Sul sito di SEL leggo:


Roma, 6 lug. – ‘Addio compagni’. Nichi Vendola sdogana la parola ‘amico’. Partecipando alla presentazione del nuovo libro di Goffredo Bettini ‘Oltre i partiti’, il leader di Sel rivela: “Nel Pci mi dicevano che non si doveva dire ‘amico’, che bisognava dire ‘compagno’. Ho passato tutta la vita a ripetermi questa frase. Ma ora ho capito che era una stronzata, perche’ e’ stato un alibi per molti crimini. Io preferisco stare con molti amici, che mi aiutano a crescere”.


Molti sono quelli che reprimono la voglia e il piacere di utilizzare la parola “compagni” per non suscitare una ingiustificata sensazione di fastidio in chi non accetta di essere appellato con questo termine.
D'altra parte è vero che senza sovrastrutture politico sociali le due parole possono essere considerate sinonimi, ma non si nasconde che "compagno" usato in certi contesti delinea una certa aderenza ad un idea di società.

Il problema non è di chi usa o non usa il termine “compagni”, ma di chi lo subisce o fa finta di subirlo in nome della modernità.


Si possono chiamare compagni i compagni e amici gli amici.
Si possono chiamare amici i compagni e compagni gli amici, ma purtroppo oggi questi ultimi sono sempre meno.

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