martedì 12 marzo 2013

Quando il pericolo incombe affidiamoci alla memoria




Propongo un racconto molto significativo sulla memoria storica tratto dalla tradizione ebraica. Spero che qualcuno lo legga o che lo abbia già letto o che molti ne condividano il senso pur non avendolo mai fatto.


Baobab tramonto


Quando il Baal Shem Tov sentiva che il pericolo incombeva sulla sua comunità, andava in posto preciso, in un bosco sacro, accendeva un fuoco con un rito particolare e recitava le preghiere con la giusta intenzione, assorto nella meditazione. Dopo questa cerimonia tornava nel villaggio, raccontava a tutti quello che aveva fatto, e ogni cosa si realizzava secondo le speranze.

Quando, una generazione dopo, il suo successore, il rabbino Magghid di Meseritz, si era trovato difronte allo stesso compito, con un nuovo pericolo che incombeva, era ritornato in quel medesimo posto, nel bosco, e aveva detto: "Non possiamo più accendere il fuoco, è vero. Ma possiamo ancora recitare le preghiere con la giusta intenzione, e questo basterà". Ancora una volta, però, tutto era andato secondo il suo desiderio.

Dopo un'altra generazione, quando il pericolo era ritornato ancora una volta, la memoria si era diradata ancora di più: Rabbi Moshe Leib di Sassov doveva doveva assolvere lo stesso compito, ma non sapeva esattamente come fare. Così era andato anche lui nel bosco, e aveva detto: "Non possiamo più accendere il fuoco e non conosciamo più le segrete meditazioni che vivificano la preghiera dei nostri padri, ma conosciamo il posto nel bosco dove tutto ciò accadeva. Questo deve bastare a realizzare le nostre speranze". E infatti questo rito era, ancora una volta, incredibilmente sufficiente a scongiurare il pericolo.

Ma quando, di nuovo, dopo un'altra generazione, Rabbi Isdrae di Razin si era ritrovato anche lui ad affrontare gli stessi problemi e lo stesso compito, la memoria era ormai quasi del tutto dissipata. Isdrael se ne stava seduto su un trono d'oro, nel suo castello, e diceva: "Non possiamo accendere il fuoco; non possiamo recitare le preghiere con la giusta intenzione e non conosciamo più nemmeno il luogo nel bosco dove andavano i nostri padri. Non sono in grado di sapere se non mi è stato insegnato o se l'ho dimenticato. Ma di tutto questo posso ancora raccontare la storia, e questo deve bastare a propiziare i nostri auspici". Il suo racconto, da solo, aveva miracolosamente avuto la stessa efficacia degli altri tre. e aveva salvato, ancora una volta, la sua comunità.

Liberamente riportato dal libro "Qualcuno era comunista" di Luca Telese

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