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Il 10 Agosto scorso in un tam tam di notizie sulla crisi finanziaria, le borse, le rivolte le stelle cadenti e quella maledetta luna che ne impedirebbe la visione, si fa eco sul web una notizia: Anonymous annuncia il suo attacco al social network più popolato al mondo, Facebook.
Anonymous si potrebbe definire come una "hacker community", ma il suo concetto va ben oltre il web. Numerose sono, infatti, le proteste e le manifestazioni organizzate sotto questo nome anche nel mondo reale.
Con un operazione denominata Op Face.Book, il sempre più attivo e per questo più temuto gruppo hacker della rete progetta di distruggere Facebook con un attacco preannunciato per il 5 Novembre 2011. In un video su YouTube (vedi video in italiano in fondo al post) l'annuncio con voce camuffata è chiaro, Anonymous vuole attaccare il social network per ripagare i torti subiti dagli utenti in termini di violazione della privacy.
Anonymous spiega che le dichiarazioni sulla sicurezza e sulla privacy che compiliamo sui nostri profili in realtà sarebbero totalmente bypassate e ignorate da Facebook. Le informazioni sarebbero poi vendute a società ed enti governativi, lucrando sulla pelle degli utenti ignari di tutto ciò.
Secondo la più vasta hacker crew del web anche i profili eliminati da tempo in realtà rimarrebbero a disposizione di Facebook, così come gli elementi da immagini a video a foto che prima pubblichiamo e poi eliminiamo.
Tutto rimane indelebilmente incancellabile.
L'obbiettivo di questo gruppo liquido, mutabile e, sopratutto, formato da individui anonimi è quello di difendere dei principi a favore di tutta la comunità senza rivendicazioni personali e protagonismi. Non hanno un programma, non si conoscono tra loro, non hanno un capo, non hanno struttura.
Il loro motto è: "Noi siamo Anonymous.
Siamo la legione.
Uniti come uno, divisi da nulla.
Non perdoniamo.
Non dimentichiamo.
Aspettateci!".
Numerosi sono gli attacchi messi a segno e attribuiti ad Anonymous. I più recenti sono quelli a sostegno di WikiLeaks per la diffusione dei documenti. In Tunisia e in Egitto, attaccando i siti governativi che bloccavano internet per sedare le sommosse, hanno aiutato la popolazione a ribaltare i governi dittatoriali. Nel 2011 a fine Marzo hanno forzato il sito dell'ENEL, accusata di aver assoldato 500 mercenari in assetto antisommossa (con soldi dei contribuenti italiani) per spegnere definitivamente le proteste della popolazione indigena in Guatemala che si opponeva alla costruzione di una centrale idroelettrica. Il 28 Giugno sempre in Italia attaccano l'Agicom, contro la legge bavaglio del web.
L'ultima manifestazione annunciata è quella del 5 Novembre 2011 quando si scatenerà a detta di Anonymous un imponente attacco a Facebook a difesa della privacy di tutti e della libertà di internet.
Staremo a vedere.
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